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Gli strumenti fiscali per la difesa dell'ambiente - Giorgio Nebbia -

Un interessante esempio è offerto dalla proposta di imposta sui combustibili.
Si parte dal presupposto che il crescente uso dei combustibili fossili - carbone, prodotti petroliferi, GAS NATURALE - provochi un aumento della concentrazione dell'ANIDRIDE CARBONICA nell'atmosfera.
Il CARBONIO presente, sia pure in diversa proporzione, per unità di valore energetico, nei principali combustibili usati nel mondo si trasforma, attualmente, ogni anno in circa 25 miliardi di tonnellate di ANIDRIDE CARBONICA che in parte va ad aggiungersi allo stock di questo gas già presente nell'atmosfera.
Secondo i migliori calcoli, l'aumento della concentrazione di ANIDRIDE CARBONICA nell'atmosfera porta, su scala di decenni, ad un mutamento dell'equilibrio fra radiazione solare ricevuta dalla Terra e radiazione re-irraggiata negli spazi interplanetari: aumenta la frazione di calore trattenuta nell'atmosfera terrestre.
Tale cambiamento porta ad un aumento della temperatura media del pianeta (il complesso fenomeno che, in termini giornalistici, viene chiamato "EFFETTO SERRA") che potrebbe avere come conseguenza l'avanzata dei deserti, lo scioglimento di una parte dei ghiacci permanenti e l'aumento del livello dei mari.
Immaginiamo che i governi del mondo - non basta l'azione di un solo governo o di un gruppo di governi - decidano di fermare questa tendenza che può compromettere le condizioni di vita delle generazioni future, applicando una imposta sui combustibili fossili.
Immaginiamo che tale imposta sia proporzionale al contenuto in CARBONIO dei combustibili - una CARBON TAX - maggiore, perciò, a parità di energia liberata, sul carbone, minore sui prodotti petroliferi e ancora minore sul METANO.
L'aumento di prezzo dei vari combustibili dovrebbe scoraggiare il loro uso, far diminuire l'afflusso di nuova ANIDRIDE CARBONICA nell'atmosfera e rallentare, perciò, l'"EFFETTO SERRA", potrebbe spingere verso tecniche di razionalizzazione dei cicli produttivi, dei macchinari e degli elettrodomestici e potrebbe incentivare il ricorso alle FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI.
Secondo la proposta CORRENTE di CARBON TAX (ci sono numerose varianti proposte dai vari governi e dai loro scienziati sociali) verrebbe ad essere incentivato l'uso del METANO e, in ordine successivo, dei prodotti petroliferi, di cui esistono RISERVE scarse.
I carboni fossili verrebbero gravati di una imposta maggiore (sempre per unita' di energia liberata) benché le loro RISERVE mondiali oggi note di carbone siano circa 50 volte superiori a quelle del petrolio e del METANO messi insieme.
Dal punto di vista della scarsità energetica futura, sembrerebbe più razionale incentivare le tecniche per l'uso del carbone in forma meno inquinante dell'attuale, piuttosto che svuotare ancor più rapidamente i pozzi di idrocarburi.
Comunque una CARBON TAX porterebbe ad un aumento del prezzo delle merci e ad un rallentamento del loro consumo, il che non piace agli imprenditori dei paesi industriali.
Ma l'idea di una CARBON TAX non piace neanche ai paesi in via di sviluppo: molti di essi sono esportatori di carbone, di petrolio e di METANO per cui un contenimento dei consumi di questi combustibili fossili porterebbe alla contrazione delle loro esportazioni e dei loro introiti.
Inoltre un aumento generalizzato del prezzo dei combustibili fossili farebbe costare di più i manufatti e i macchinari e ne renderebbe più difficile l'acquisto da parte dei paesi poveri.
Per ristabilire una qualche forma di giustizia nella disponibilità di fonti energetiche qualcuno ha proposto di assegnare ai vari paesi una quota di diritto al consumo dei combustibili fossili proporzionale al numero di abitanti: una quota commerciabile, per cui un paese povero potrebbe vendere ad un paese industrializzato una parte della razione di kilocalorie fossili spettante ai suoi abitanti e con il ricavato potrebbe costruire scuole, ospedali, università, eccetera.
La corretta applicazione e l'efficacia di una imposta ambientale presuppone, comunque, la disponibilità di un insieme di conoscenze tecniche, scientifiche ed economiche di grande mole.
La scelta delle merci da colpire e l'entità dell'imposta presuppone di conoscere il mercato e di prevedere ragionevolmente la sua evoluzione alla luce delle innovazioni scientifico-tecniche, di conoscere la situazione ambientale odierna, la sua prevedibile evoluzione, gli effetti inquinanti dell'uso di ciascuna merce rispetto a tutte le altre fonti di INQUINAMENTO e gli effetti macroeconomici delle imposte previste.