Il problema dei rifiuti radioattivi si pone per quantitativi molto limitati, inferiori di diversi ordini di grandezza ai quantitativi di rifiuti prodotti nelle centrali termoelettriche convenzionali:
― centrale nucleare da 1.000 MWe:
o combustibile movimentato 20 t
o produzione di rifiuti ad alta attività 2 t
o produzione di rifiuti a bassa e media attività 20 t
o rilasci di radioattività (effluenti a lunga vita) 2 GBq
― centrale termoelettrica (gas, olio, carbone) da 1.000 MWe:
o combustibile movimentato 1-2 Mt
o produzione di CO2 4-7 Mt
o produzione di CO 600-2.000 t
o produzione OSSIDI DI ZOLFO 4.500-120.000 t
o produzione di OSSIDI DI AZOTO 4.000-27.000 t
o rilascio di particolati in atmosfera 1.500-5.000 t
o produzione di ceneri 25.000-100.000 t
o metalli pesanti nelle ceneri 1-400 t
o rilasci di radioattività (a lunga vita) 1-50 GBq
Inoltre, contrariamente a quanto avviene per le emissioni chimiche delle centrali convenzionali, la pericolosità dei materiali radioattivi decresce nel tempo fino ad annullarsi.
Per alcune sostanze il tempo di decadimento è molto rapido (qualche giorno), per altre è invece molto lungo (centinaia di migliaia di anni).
Smaltire i materiali radioattivi significa pertanto sottoporli a trattamento adeguato e isolarli dalla biosfera per il tempo necessario a consentire il decadimento della radioattività in essi presente fino a livelli confrontabili con quelli del minerale di URANIO originale.
Tratto da "L'Opzione Nucleare in Italia" AIN a cura di Ugo Spezia