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Economia ed Energia: le responsabilità delle scelte - Carlo Andrea Bollino -

È un momento cruciale per il settore elettro-energetico.

Un momento nel quale scelte concrete vanno elaborate ed attuate con saggezza e determinazione, con competenza e lungimiranza, per dare all’Italia la possibilità di affrontare il futuro con tranquillità e sicurezza, guardando all’Europa e al mondo senza timori d’inadeguatezza e d’inferiorità.

Il problema principale è stabilire da subito, come approvvigionarsi.

Individuando quali fonti privilegiare e quali no, in un’ottica strategica che tenga conto delle possibilità endogene del Paese, dei costi d’acquisto delle materie prime da importare, di quelli inerenti alla produzione dell’energia elettrica, lo sviluppo tecnologico e l’impatto ambientale.

Oltre naturalmente, all’analisi delle condizioni di aleatorietà legate alle labili situazioni politiche di alcuni stati da cui ci approvvigioniamo.

Le indicazioni del Governo vanno in questa direzione e spingono verso quelle con miglior rapporto costi-benefici e impatto ambientale.

Oltre a favorire la creazione di impianti ad alta tecnologia con maggiore resa produttiva, minor costo finale dell’energia elettrica e giusta combinazione con il territorio.

Inoltre si dà grande attenzione alle fonti RINNOVABILI: le incentivazioni previste per tale settore energetico aiutano a creare mercato, testano nuove tecnologie e nuovi materiali, creano un’importante filiera industriale lato offerta e rendono più competitive le forme di energia alternativa.

Fra i teoremi degli "addetti ai lavori" utili al dibattito energetico, vi è il "Teorema dell’incoerenza dinamica" che afferma il principio di riduzione della discrezionalità degli interventi di politica economica nel corso del tempo.

In sostanza è meglio inchiodare il decisore pubblico a regole certe per un lungo periodo, piuttosto che lasciare flessibilità decisionale, per evitare comportamenti incoerenti e continui cambiamenti di rotta che scoraggiano gli investimenti, disorientano gli imprenditori, nuocciono ai consumatori.

Ecco perché il nostro Paese, che acquista oltre confine più dell’80% dell’energia che consuma, deve darsi linee operative chiare per modificare una situazione altrimenti destinata a divenire allarmante.

Se vogliamo incrementare le quote di energia alternativa, sapendo che è in essa che sono riposte le speranze per migliorare le rendite energetiche, e permettere a territorio e clima di raggiungere livelli di miglior qualità, bisogna superare alcune situazioni di criticità dovute alla discrezionalità degli enti locali e centrali, oltre a snellire i costi e le burocrazie che insistono su questo tipo d’energia.

È stato calcolato che il "costo grigio" dovuto alla sequenza di adempimenti amministrativi per la realizzazione degli impianti sia superiore fino al 35% a quelli medi europei. E questo a fronte di incentivi e sussidi che sono più generosi di quelli medi europei.

Dunque extra sussidi per compensare extra costi. Occorre tagliare la spirale "più veti – più incentivi" e "più incentivi – più veti", alimentata da chi alza la voce per avere più compensazioni a cui si risponde alzando le compensazioni per vincere le resistenze di chi alza la voce.

Bisogna, per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche, porre regole chiare che impediscano la rincorsa fra incentivi compensativi delle storture burocratiche e comportamenti opportunistici locali che "alzano continuamente il prezzo" impedendo alle imprese di sviluppare gli investimenti.

Inoltre la ricerca scientifica non può avere confini: tutto il mondo sta accelerando gli sforzi di ricerca in nuove tecnologie, nucleare compreso. Ai nostri laboratori non va chiesto di fare niente di diverso dai loro colleghi del resto del mondo.

Imporre linee di ricerca scientifica predefinite è delittuoso. Su questa linea infatti la novità positiva è senza dubbio rappresentata dalla riapertura all’energia nucleare, i cui vantaggi si riverbereranno sulla produzione elettrica, sull’ambiente, sulle imprese e sulle famiglie.

Perché da noi il nucleare torni ad essere impiegato , occorrono alcune condizioni, quali la costituzione di un’Autorità di controllo, l’indicazione dei siti per lo STOCCAGGIO, la scelta della tecnologia più adatta, il potenziamento dei programmi universitari per la formazione della nuova generazione di ingegneri, ma soprattutto, come accade nella maggior parte dell’Europa, creare nell’opinione pubblica una cultura che guardi con serenità a questa fonte energetica moderna e d’ avanguardia.

Sviluppare e incrementare la ricerca e l’uso di nuove tecnologie è un dovere di ogni Stato responsabile, consapevole che da questo nasce progresso, occupazione, crescita economica e sociale.

La sfida a rendere migliore e competitiva la nostra politica energetica è iniziata. Ora c’è più chiarezza. Più determinazione.