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Dalla scoperta del fuoco al calore prodotto per combustione, alla pila di Volta e le lampadine di Edison. Un viaggio tra passato, presente e ... futuro dell'energia.

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Creato da Alessandra Mariani « clicca sul nome per leggere il curriculum dell'autore

... e luce fu

L’ILLUMINAZIONE elettrica è stata resa possibile con l’avvento della lampada a incandescenza, inventata da Edison nel 1879; il 27 gennaio del 1880 l’inventore registrò il brevetto negli Stati Uniti ed il 4 settembre del 1882 Edison attivò il primo sistema di DISTRIBUZIONE dell'energia al mondo, fornendo 110 VOLT in CORRENTE continua (DC) a 59 utenti nella parte bassa di Manhattan, nei dintorni del suo laboratorio di Pearl Street.
Inventore di grande e multiforme ingegno con ben oltre mille brevetti al suo attivo, Edison rimane il vero protagonista della storia dell’ILLUMINAZIONE.

Dopo aver provato diversi materiali, Edison ottiene i risultati migliori con la fibra di bambù finché essa fu rimpiazzata dai filamenti di tungsteno di Coolidge; le sue lampadine vennero messe in commercio e utilizzate su larga scala.

L’energia elettrica modifica anche i mezzi di trasporto.
A Firenze, Milano e Roma si costruiscono i primi sistemi tranviari elettrici.

Ma anche il trasporto su strada non sarebbe stato più lo stesso.

Nel 1854 Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, brevettarono e costruirono il primo motore a combustione interna che abbia mai funzionato.
Fin dal 1851 tra i due studiosi inizia, oltre che un rapporto di amicizia, una collaborazione professionale nel campo tecnico scientifico.
Le prime esperienze furono eseguite con un cilindro in ghisa munito di stantuffo e di valvole che permise di studiare gli effetti del miscuglio detonante di ossigeno e idrogeno, aria e idrogeno, aria e gas luce.
Questi esperimenti servirono anche a capire, oltre al comportamento dello stantuffo, il problema dell’espulsione dei gas di scarico prodotti dalla combustione.
L’accensione della miscela avveniva o con scintilla elettrica o piccola fiammella di gas, soluzione quest’ultima presto abbandonata a favore della prima.
Da tali esperimenti dedussero che la forza prodotta dalla rapida combustione dava una forte spinta allo stantuffo, che non arrivava però alla fine della corsa se non in due casi: carica di gas molto elevata – stantuffo il più possibile libero durante la corsa di andata.
Notarono inoltre che quando lo stantuffo arrivava a “fine corsa” ritornava poi spontaneamente e velocemente indietro.
Dedussero quindi che ciò era dovuto alla condensazione dei gas che producevano un vuoto e conclusero che era la pressione atmosferica a far si che il pistone tornasse indietro.
Si trattava di un motore verticale a stantuffo libero: lo scoppio, all’interno della camera di combustione, avveniva attraverso una miscela di aria e gas illuminante; ciò proiettava il pistone in aria e per effetto della depressione che si generava all’interno del cilindro, lo stantuffo ridiscendeva con un movimento controllato da uno speciale dispositivo a dentiera.
Attraverso questi procedimenti, si compiva la cosìddetta corsa motrice.

Ha inizio la storia dell’automobile.