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Forme di energia generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano in tempi brevi come il sole, il vento, l’acqua, le biomasse, la geotermia e tutte le fonti assimilabili.

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L’energia del futuro - Agi Energia -

Fare ordine nel dibattito energetico – distinguendo i fatti dalle speranze, la realtà dalla fantasia – è un’urgenza improrogabile. Per due ragioni: la prima, generale, è che il mondo sta attraversando una crisi energetica, determinata principalmente dall’improvviso e inatteso aumento della domanda. La seconda, specifica, è che l’Italia si trova oggi a fare i conti con le scelte a lungo rimandate, ma alla fine necessarie. Tanto più che la liberalizzazione del mercato, non supportata da un parallelo sforzo di ripulitura normativa, ha di fatto costretto il nostro sistema energetico a seguire una strada forzata, ma non necessariamente virtuosa, in quanto il mix energetico nazionale manca di quelle componenti, come carbone e nucleare, che altrove coprono una quota importante del fabbisogno. Alla luce di tutti questi problemi, il libro di Riccardo Varvelli, “Le energie del futuro” (Etas, 16,50 euro) è uno strumento potenzialmente molto utile, al servizio dei decisori politici, di chi fa informazione, e del pubblico in generale. L’obiettivo di Varvelli è quello di offrire un prodotto educativo, che – senza nascondere il punto di vista dell’autore – aiuti il lettore a orientarsi in un settore complesso e, improvvisamente, divenuto centrale rispetto al dibattito economico e politico.

Rispetto alla sua opera precedente – “Petrolio e dopo?” (ed. Etas) – questo nuovo testo sposta l’attenzione dagli idrocarburi (i quali sono però ben presenti, nel senso che l’indagine di Varvelli prende le mosse dalla constatazione della centralità di petrolio e gas per i decenni a venire) alle altre fonti energetiche. In particolare, carbone, nucleare, e le cosiddette RINNOVABILI.

L’aspetto più interessante del libro sta nella logica “laica” con cui Varvelli affronta il tema energetico. È ovvio che, tra gli elementi considerati, vi sono anche i benefici ambientali – veri o presunti – delle varie fonti. Ma è altrettanto ovvio che questi non possono esaurire la discussione, né si possono trascurare altri fattori, che vanno dall’inerzia naturale dei sistemi (dovuta a sua volta alla natura capital-intensive del business energetico) alle caratteristiche delle risorse energetiche e la loro convenienza economica (o sua assenza). È in questo quadro che, ricorda Varvelli, “nei millenni e nei secoli passati c’è stato un movimento pendolare fra energie RINNOVABILI ed energie non RINNOVABILI”. Questa banale (se rapportata alla storia dell’energia) osservazioni scardina una credenza assai diffusa: l’identificazione tra energie “verdi” e futuro. Non che non vi siano più che interessanti sviluppi tecnologici nel campo delle fonti a zero emissioni di CARBONIO (nucleare compreso, che però non è rinnovabile). Solo che sarebbe ingenuo immaginare che il futuro voglia necessariamente dire tutto e solo rinnovabile; è anzi probabile un’evoluzione dei mix energetici, secondo linee di frattura che seguono da un lato gli sviluppi ambientali, dall’altro l’effetto degli investimenti in EFFICIENZA, dall’altro ancora l’innovazione tecnologica la quale può portare a scoperte oggi imprevedibili (e perciò non pianificabili e difficilmente “incentivabili” negli schemi di politica pubblica).

Naturalmente, un’analisi seria e serena dello scenario energetico richiede anche di disinnescare le paure immotivate, per quanto politicamente paganti: “gli ascoltatori dei catastrofisti (e cioè tutti noi) – scrive Varvelli – devono avere alta autonomia intellettuale e sufficiente cultura nel campo energetico per accettare totalmente o parzialmente o per niente quanto viene loro propinato”. Ciò premesso, Varvelli fa outing: “io mi dichiaro anticatastrofista. Non vedo nel futuro dell’umanità quei drammatici scenari che portano ad anticipare persino la fine della razza umana o anche solo il prezzo dell’energia alle stelle”. Il punto è che i prezzi dell’energia riflettono, in ultima analisi, le condizioni di domanda e offerta, e prezzi alti – come quelli attuali – difficilmente possono protrarsi indefinitamente, perché determinano una corsa di imprenditori innovativi alla ricerca di alternative, o di modi alternativi di sfruttare le risorse esistenti. Prezzi esagerati possono esistere, ma non a lungo. Non è ottimismo immotivato, e neppure sottovalutazione dei problemi – che vanno riconosciuti, resi espliciti, affrontati e risolti. È fiducia nell’ingegno umano giustificata dall’esperienza passata.

Tratto da Agi Energia