Spesso, le soluzioni "tecniche" non fanno altro che spostare l'impoverimento delle risorse naturali da un territorio ad un altro, l'INQUINAMENTO dai fiumi al mare, dal suolo all'atmosfera. Da una parte esistono i paesi industrializzati ricchi, in molti casi autosufficienti, di materie prime (Stati Uniti, ex-Unione Sovietica, Canada, Australia), dall'altra i paesi industrializzati con materie prime scarse, dipendenti dalle importazioni di tali materie (Europa, Giappone); poi vi sono i paesi in via di sviluppo ricchi di alcune delle materie prime strategiche (paesi arabi, Messico, Venezuela per il petrolio; Nord Africa per i fosfati; Egitto, India per il cotone; Argentina per la carne, eccetera), alcuni ricchi di mano d'opera a bassissimo costo, e vi è infine un "quarto mondo" di paesi sottosviluppati poveri di materie prime e spesso di tutto. Comunque l'adozione di molte delle soluzioni tecniche di alcuni aspetti della crisi ambientale presuppone più o meno profondi mutamenti di carattere etico, politico ed economico.
Talvolta alcune soluzioni tecniche che risolvono i problemi ambientali nel Nord del mondo aggravano quelli dei paesi del Sud del mondo; alcune soluzioni dei problemi di scarsità della nostra generazione lasciano problemi irrisolti alle generazioni future.
Un caso tipico è offerto dai depositi di scorie tossiche o radioattive che la nostra generazione seppellisce nel suolo e che faranno sentire i loro effetti nocivi sugli abitanti del pianeta fra venti anni o fra un secolo.Il dibattito sull'edificazione di una "società sostenibile", cioè di qualità accettabile anche per le generazioni future, è stato al centro della conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992 proprio allo scopo di analizzare gli aspetti economici e politici dei rapporti fra la natura e l'ambiente, da una parte, e lo sviluppo e la crescita dall'altra.
La Conferenza di Rio è stata una riunione non degli scienziati, che altrove espongono i risultati delle loro ricerche, ma dei governanti della Terra e ha mostrato appieno le divergenze che esistono, a proposito dello sfruttamento della natura e delle sue risorse, fra gruppi di paesi.
Rispetto ad una domanda attuale complessiva di energia (carbone, GAS NATURALE, petrolio, idroelettrica, nucleare) equivalente a circa 9 miliardi di tonnellate di petrolio (9 Gtep), nel caso di un aumento estremamente contenuto (e ben poco credibile) dei consumi energetici, la domanda mondiale complessiva di energia nel 2020 potrebbe aggirarsi fra 11 e 13 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio.
Ciò significa che nel prossimo quarto di secolo dalle RISERVE energetiche mondiali dovrebbero essere estratte materie prime - sotto forma di petrolio, carbone, GAS NATURALE - con un "contenuto" di energia di almeno 200 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio.
Ebbene le RISERVE mondiali complessive di idrocarburi sono stimate fra 200 e 300 miliardi di tonnellate e sono destinate a impoverirsi drasticamente per i consumi prevedibili anche solo nei prossimi 25 anni.
E 25 anni sono l'estensione appena di una generazione; i novanta milioni di bambini nati nel 1995 avranno appena cominciato il loro cammino di madri e padri di famiglia, di lavoratori nei campi, nelle fabbriche o negli uffici.