Gli odierni sostenitori di un limite alla crescita - della popolazione mondiale, delle merci, delle scorie - hanno illustri predecessori, da Malthus a Jevons (che nel 1865 aveva preconizzato l'esaurimento del carbone delle miniere britanniche), a Stuart Mill e a Pigou e alle loro proposte di società stazionaria, alle prime pubblicazioni del Club di Roma (1971), fino agli economisti un po' eterodossi come Georgescu-Roegen e ai seguaci della sua bio-economia.
Altri non fanno fatica a ricordare che molte previsioni di scarsità delle risorse naturali sono state smentite dalla scoperta di altre fonti delle stesse risorse, o da altre soluzioni tecniche.
Al rischio di esaurimento del carbone ha offerto una soluzione la scoperta di grandi RISERVE di petrolio; all'esaurimento del petrolio potrebbe - essi sostengono - dare una risposta l'uso dell'energia tratta dal nucleo atomico; alla scarsità di cibo può dare una risposta la coltivazione di enormi estensioni di terreno oggi coperte da "inutili" foreste pluviali o che sono oggi desertiche.
La tecnica, sostengono questi odierni seguaci del dottor Pangloss, il personaggio ultraottimista del "Candido" di Voltaire, ci salverà, a condizione che ci sia crescita economica, che aumenti la domanda e la produzione di merci, che circoli la ricchezza, che si diffonda l'ideale del benessere materiale.
Ma la tecnica, da sola, ci salverà davvero?
Alcuni problemi di scarsità delle materie prime possono effettivamente essere affrontati con soluzioni tecniche.
E' probabile che il carbone, di cui esistono RISERVE mondiali cinquanta volte più grandi di quelle del petrolio e del METANO, sia destinato a svolgere un ruolo importante fra le fonti di energia.
Il Sole "fabbrica" ogni anno, attraverso la fotosintesi, sulle terre emerse,100 miliardi di tonnellate di materiali lignocellulosici, di amido, di proteine, di zuccheri e grassi, e di tale BIOMASSA vegetale soltanto tre miliardi di tonnellate sono utilizzati ogni anno sotto forma di alimenti, per la produzione della carta o come legname.
Altri alimenti, altre merci, potrebbe fornire la BIOMASSA vegetale se miglioreranno le conoscenze sulle sue caratteristiche e proprietà.
Il moto dell'acqua dei grandi fiumi può fornire energia idroelettrica in quantità molto superiore all'attuale, se si costruiranno grandi dighe e laghi artificiali, se si modificherà il percorso dei grandi fiumi.
E' possibile aumentare la quantità di acqua dolce dissalando l'acqua dei mari e degli oceani o ricavare calore e elettricità dal Sole.
E' possibile razionalizzare la qualità delle merci, per esempio attraverso la standardizzazione dei prodotti, in modo da ridurre gli sprechi, come è possibile utilizzare più volte, attraverso operazioni di riciclaggio, molti materiali usati.
E' possibile perfezionare i processi di trattamento e decomposizione delle scorie delle molte attività umane in modo da renderle innocue o eventualmente da trasformarle in altri materiali utili.
Possediamo oggi metodi di indagine chimica e fisica dei materiali, di analisi del territorio, di elaborazione dei dati, di scrutinio tecnologico che ci potrebbero consentire di identificare in anticipo alcune delle trappole - INQUINAMENTO, mutamento del clima, impoverimento della diversità biologica - che alcuni dei "futuri possibili" nascondono.
Spesso, però le soluzioni "tecniche" non fanno altro che spostare l'impoverimento delle risorse naturali da un territorio ad un altro, l'INQUINAMENTO dai fiumi al mare, dal suolo all'atmosfera.
Talvolta alcune soluzioni tecniche che risolvono i problemi ambientali nel Nord del mondo aggravano quelli dei paesi del Sud del mondo; alcune soluzioni dei problemi di scarsità della nostra generazione lasciano problemi irrisolti alle generazioni future.
Un caso tipico è offerto dai depositi di scorie tossiche o radioattive che la nostra generazione seppellisce nel suolo e che faranno sentire i loro effetti nocivi sugli abitanti del pianeta fra venti anni o fra un secolo.