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Creato da Giovanni Vittorio Pallottino « clicca sul nome per leggere il curriculum dell'autore

Efficienza energetica, risparmio di energia e stili di vita

L’argomento energia è sempre all’attenzione del pubblico, sui giornali come in Tv, non fosse altro per quello che ci costa questa risorsa: una bolletta nazionale di oltre 64 miliardi di euro all’anno per approvvigionarla all’estero, una bolletta elettrica per le famiglie e le imprese che è fra le più alte in Europa, e costi altalenanti, però tendenzialmente sempre in salita, per la benzina e gli altri combustibili. Ma se è evidente che  l’energia non è fine a se stessa, ma soltanto un mezzo per ottenere determinati beni, come costruire una casa o un’automobile, e servizi, come riscaldare un’abitazione o compiere un viaggio, non è altrettanto chiaro a tutti che questi beni e servizi possono richiedere quantità di energia anche assai diverse a seconda dei procedimenti che si seguono per ottenerli.
 
Questo è un punto essenziale, perché scegliendo le tecnologie più appropriate e migliorando l’efficienza con cui si utilizza l’energia si può risparmiarne grandi quantità, con evidente vantaggio economico. Ma non solo: perché l’impiego delle fonti di energia oggi più diffuse, in particolare il petrolio e il carbone, produce INQUINAMENTO, danni alla salute, e contribuisce al riscaldamento globale del pianeta attraverso le emissioni di ANIDRIDE CARBONICA.
 
Si può dunque pensare che i miglioramenti di EFFICIENZA che conducono al risparmio di energia costituiscano una forma di energia alternativa. Un rapporto [1] dell’International Energy Agency (IEA)  presentato nell’ottobre 2013 mostra che l’aumento di EFFICIENZA ENERGETICA, fra il 1975 e il 2010, ha permesso di ridurre del 65% i consumi di energia in quel periodo.

Consumi di energia nel periodo 1974-2010 in 11 Paesi (Australia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti). TFC indica i consumi totali effettivi, in alto i consumi ipotetici in assenza di interventi per migliorare l’efficienza. (Figura tratta da [1])


L’EFFICIENZA ENERGETICA costituisce quindi la più importante fonte di energia a livello mondiale. Il rapporto IEA indica poi le prospettive di risparmio nei prossimi decenni, individuando nell’edilizia uno dei settori più promettenti, soprattutto per le riduzioni dei consumi di energia per il riscaldamento che si possono ottenere con una progettazione più attenta degli edifici e migliorando la coibentazione di quelli esistenti.
 A questo proposito, in Italia giocano un ruolo importante gli incentivi fiscali, a cui oltre 2,6 milioni di famiglie stanno facendo ricorso per opere di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici, con una spesa POTENZIALE attorno a 10 miliardi di euro, come si apprende dai dati dell’Osservatorio sull’EFFICIENZA ENERGETICA svolto da ISPO. A questo si aggiungono vari altri tipi di interventi di natura tecnologica, in particolare nel settore industriale.
 
Ma sono possibili anche altre azioni orientate al RISPARMIO ENERGETICO, questa volta di natura non tecnologica ma legate piuttosto agli stili di vita. Come viene suggerito da più parti e come auspicato dallo stesso Papa Francesco nel suo messaggio al X Forum dell’informazione per la salvaguardia del creato, parlando di “stili di vita sostenibili sul piano umano ed ecologico”.
 
Qui ci limitiamo a segnalare due aree di intervento [2]. La più promettente ed efficace riguarda il riscaldamento degli edifici nel periodo invernale. Dove si è diffusa l’abitudine di mantenere la temperatura degli ambienti a valori elevati, spesso tali da richiedere agli occupanti abbigliamenti leggeri, se non addirittura estivi, diversamente da quanto avveniva qualche decennio addietro. Una scelta che conduce a rilevanti sprechi di energia e a consumi abnormi di combustibile.
 
Il principio fisico è semplicissimo: in condizioni di equilibrio, cioè a temperature costanti, il calore proveniente dai termosifoni, o da qualsiasi altro apparecchio di riscaldamento, serve a compensare quello che sfugge verso l’esterno attraverso le pareti, gli infissi e i vetri delle finestre. L’entità del calore che sfugge dipende dalla differenza fra la temperatura interna e quella esterna. Ridurre la prima di qualche grado comporta dunque una apprezzabile riduzione della differenza di temperatura fra dentro e fuori, e quindi della quantità di calore che i termosifoni devono fornire. Per fare un esempio concreto, se fuori abbiamo 10 gradi e dentro ne vogliamo 20, il calore necessario sarà proporzionale a 20-10=10; ma se dentro vogliamo avere 25 gradi, il consumo di calore aumenterà del 50% dato che 25-10=15.
 
Una norma di legge, risalente al lontano 1976 e replicata in provvedimenti successivi,  stabilisce in 20 gradi, con tolleranza di altri due gradi, la temperatura massima dell’aria negli ambienti riscaldati. Ma questa norma non è quasi mai rispettata, anche perché non prevede meccanismi sanzionatori efficaci. Per esempio in questo momento (ore 21 del 5 gennaio 2014) il termometro segna 23,7 gradi nella stanza dove lavoro, che è priva di termosifoni, mentre quelli delle stanze adiacenti sono spenti: evidentemente la stanza è riscaldata dal calore proveniente dagli ambienti sovrastanti e sottostanti, che si trovano a temperature insensatamente tropicali.
 
L’altra area d’intervento riguarda la guida dell’automobile. Anche qui i risparmi di energia possono essere rilevanti. Nella guida su strada il criterio è quello di non eccedere nella velocità, cose che fra l’altro riduce le conseguenze di eventuali incidenti. Qui il ragionamento è il seguente: marciando in piano a velocità costante, la potenza del motore serve soltanto a vincere gli attriti, soprattutto quello dovuto alla resistenza dell’aria, che cresce assai rapidamente all’aumentare della velocità, più precisamente secondo il cubo della velocità. Si capisce allora che, per esempio,  portando la velocità da 120 km/h a 150 km/h, la potenza necessaria a vincere la resistenza dell’aria cresce del fattore (150/120)3 = 1,95, cioè praticamente si raddoppia, e con essa cresce il consumo di carburante
 
Nella guida in città l’attenzione va invece rivolta ad evitare una guida nervosa, cioè a non accelerare e frenare continuamente, in particolare non dando gas in prossimità di semafori o di ingorghi. Il motivo è semplice: ogni volta che acceleriamo il motore fornisce l’energia necessaria ad aumentare la velocità dell’auto, ma ogni volta che freniamo l’auto perde velocità e quindi energia, che va dissipata nei freni. E’ dunque chiaro che accelerare per poi frenare subito dopo ha un solo risultato: gettare via energia, cioè sprecare inutilmente carburante.
 
Si capisce che qualsiasi cambiamento dello stile di vita richiede preliminarmente una maggiore assunzione di responsabilità nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, a tutti i livelli. Anche attraverso la scelta di dedicare un po’ più di attenzione e di tempo a ogni cosa, per aver modo di riflettere su quello che si sta facendo e su come lo si sta facendo. E soprattutto per arrivare a scoprire in ogni atto l’eleganza di un contributo concreto, per minimale che sia.


[1] IEA, Energy Efficiency Market Report 2013. In rete: http://www.iea.org/newsroomandevents/speeches/131016EEMRDaeguLaunchSlides.pdf

[2] Giovanni Vittorio Pallottino, La Fisica della sobrietà, Dedalo, 2012