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La sicurezza di approvvigionamento - Giuseppe Bianchi -

Esiste un importante ed impegnativo motivo per ridurre i consumi di combustibili fossili: la DISTRIBUZIONE geografica delle fonti e l’uso politico che può essere fatto della loro disponibilità da parte dei paesi detentori nei confronti dei paesi che ne sono dipendenti.

Si tratta di un problema, storicamente discusso come causa acuta di rischio per il nostro paese, e segnalato come tale nell’ultimo Piano Energetico Nazionale, che, lungi dall’attenuarsi, si è notevolmente accresciuto.

Non è solo l’Italia a confrontarsi in maniera drammatica con questo problema.

Anche se da alcuni non lo si ammette, i rapporti conflittuali tra Occidente e Paesi arabi del Medio Oriente hanno la loro radice profonda nel controllo della fonte petrolio particolarmente disponibile in questa area geografica.

Altrettanto drammatica è la situazione dell’Europa nei confronti della disponibilità di GAS NATURALE proveniente dai giacimenti della Russia.

In questo caso il problema è aggravato non solo dal potere di condizionamento politico da parte del paese che controlla i giacimenti, ma anche da quello dei paesi che possono interferire nella rete di trasporto del gas.

Negli anni scorsi si è avuta una prova concreta della attualità di tale rischio ed è reale la preoccupazione per potenziali difficoltà di rifornimento di gas russo all’Europa connesse alla crisi politico militare della Georgia.

Dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti delle fonti fossili la situazione appare diversa per le tre fonti: petrolio, GAS NATURALE, carbone.

Per il petrolio la soluzione politicamente adottata, o quanto meno auspicata, dai paesi dell’OCSE è stata la creazione e il mantenimento di scorte nazionali strategiche per disporre dei margini di tempo necessari per il componimento di eventuali crisi nei rapporti con i paesi fornitori.

Si tratta evidentemente di soluzioni di ripiego che non possono garantire risultati negoziali comunque positivi, anzi…

Per il GAS NATURALE al problema della disponibilità, comunque attenuato per il petrolio dalla multilateralità di rapporto tra compratore e venditore, si aggiunge, come già detto, la ulteriore criticità del legame bilaterale tra produttore e consumatore rappresentato dall’unicità della rete di trasporto.

La soluzione per ridurre quest’ultimo problema è il trasporto del gas liquefatto con navi metaniere e la creazione di depositi costieri rappresentati dai gassificatori, che peraltro può attenuare ma non risolvere le difficoltà potenziali (esiste inoltre un costo aggiuntivo per questa tecnologia come anche per lo STOCCAGGIO a titolo di riserva del gas importato in giacimenti nazionali).

Per il carbone la situazione si presenta con caratteristiche più positive.

La sua disponibilità in termini di risorse planetarie è molto più consistente rispetto a petrolio e gas.

Inoltre i giacimenti sono distribuiti in modo più uniforme e non c’è in genere coincidenza di dipendenza geografica e quindi politica rispetto alle altre due fonti fossili.

Come conseguenza di queste condizioni il prezzo del carbone è più contenuto e più stabile, anche se recentemente ha risentito delle fluttuazioni del prezzo del petrolio.

Esistono peraltro condizioni ambientali e minori possibilità di utilizzo (allo stato attuale, ridotto alla alimentazione di centrali elettriche) che rendono tale fonte meno appetibile.

Tuttavia le tecnologie più moderne – di cui si parla lungamente più avanti – possono oggi consentire di "catturare e sequestrare" la CO2 prodotta dalle centrali a carbone e offrire quindi nuove prospettive.

La panoramica sulla disponibilità delle fonti fossili e sulla sicurezza del loro approvvigionamento, anche indipendentemente dai prezzi, rende chiaro il rischio di mantenere inalterato il tasso attuale del loro utilizzo per il soddisfacimento della domanda globale di energia.