Ha risposto Alessandro Clerici (WEC Italia): “È difficile in un periodo di grandi mutamenti e incertezze ‘leggere’ il futuro con le attuali conoscenze in un settore come quello dell’energia strettamente legato ai problemi ambientali.
Occorre però sottolineare che le infrastrutture energetiche (miniere e pozzi, gasdotti/oleodotti, centrali e reti elettriche) hanno cicli di vita di vari decenni; una nuova centrale nucleare funziona per 60 anni! La situazione tra 20 anni sarà quindi condizionata dall’attuale che vede a livello globale i combustibili fossili sempre più dominanti (oltre 80%) a causa dell’utilizzo massiccio di risorse locali (carbone) e importate (petrolio) in India e specie in Cina per alimentare lo sviluppo di 2,5 miliardi di persone.
Nel settore elettrico, che contribuisce per il 40% alle emissioni di CO2 e che ha avuto un tasso di crescita 1,5 volte quello del consumo di energie primarie, il carbone ha una quota del 40%; eolico e FOTOVOLTAICO, pur con i loro tassi di crescita elevatissimi legati a sostanziosi incentivi,contribuiscono per meno dell’1,5 % alla produzione di energia elettrica mondiale. Salvo drammatici eventi globali,anche con le attuali politiche di EFFICIENZA, i consumi mondiali energetici e ancor più quelli
elettrici saranno superiori tra 20 anni agli attuali e con un mix che vedrà ancora i combustibili fossili preponderanti; l’elettricità potrebbe avvalersi di una quota delle nuove RINNOVABILI prossima al 10% di un nucleare in forte risalita dal 2020 e con nuovi grossi impianti a carbone con CCS (eliminazione CO2).
Mi auguro un celere e incisivo impegno globale sull’EFFICIENZA ENERGETICA e risparmi, ahimè legati a profonde modifiche culturali e di comportamento, e un approccio non ideologico alle varie fonti senza nessuna demonizzata o idolatrata ma tutte contribuenti con le loro intrinseche caratteristiche e costi, interiorizzando quelli ambientali e quelli indiretti sul sistema energetico”.
Per Domenico Laforgia, rettore dell’Università del Salento, “ipotizzare uno scenario dell’energia a venti anni è un esercizio difficile e rischioso sul piano della validità della previsione.
In uno scenario a 20 anni il petrolio dovrebbe essere riservato alle esigenze dei Paesi in via di Sviluppo, limitandone l’uso negli altri ad alcune applicazioni della chimica. I trasporti si baseranno sull’impiego dell’idrogeno prodotto sia da fonti RINNOVABILI che dal nucleare e si avrà un largo impiego di veicoli mossi dalle celle a combustibile nelle automobili per il trasporto privato, mentre il trasporto pesante e pubblico si baserà sui motori alternativi alimentati a idrogeno.
La mobilità urbana si svolgerà attraverso le city car. L’energia elettrica sarà prodotta da fonte nucleare ancora a fissione e dalle fonti RINNOVABILI, eolico in parte prevalente.
Il FOTOVOLTAICO e il solare termico avranno un grande sviluppo e determineranno una sorta di autonomia energetica delle piccole comunità e delle abitazioni in villa. Ogni comunità, piccola o grande che sia, dovrà rendersi autonoma sul piano energetico integrando tutte le forme compatibili con la vocazione territoriale e lo SVILUPPO SOSTENIBILE.
Vedo il principio della scomparsa delle grandi centrali a fonte FOSSILE sostituite da impianti nucleari integrati dagli impianti a fonte rinnovabile. I rifiuti saranno ridotti a qualche percento degli attuali e saranno riciclati o valorizzati energeticamente mentre le biomasse avranno un grande sviluppo grazie a numerosi impieghi”.
Pippo Ranci, economista dell’Università Cattolica di Milano e già presidente dell’Autorità per l’energia, sostiene che “il contributo delle RINNOVABILI cresce velocemente in percentuale ma non cambia molto la struttura dell’offerta al 2029. Anche se si investe nel nucleare gli effetti al 2029 saranno modesti (la quarta generazione sembra che non arrivi prima).
Tutto quello che si può fare è gestire bene lo squilibrio attuale e cominciare a ridurlo; non è poco, e richiede determinazione. Vale per l’Italia e anche per il mondo, salvo che i paesi come la Cina si muovono più in fretta, nel bene e nel male. Prevedere i prezzi è difficile.
Senza la crisi, e con le politiche contro l’EFFETTO SERRA, avrei detto che il costo dei combustibili fossili è destinato a salire gradualmente. Con la crisi la previsione si sposta un po’ in là. Il peak dell’estrazione del petrolio veniva previsto tra il 2020 e il 2030: slitterà, ma mi sembra improbabile che le innovazioni e le politiche possano mantenere il prezzo del petrolio a livelli bassi. Il maggior costo dell’elettricità in Italia non sarà intaccato dagli investimenti nel nucleare; semmai dagli investimenti nella rete che possono avvicinare i mercati ora segmentati”.
Tratto da Agi Energia