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Spazio alle idee! L.S.S. "Giovanni Keplero", Roma - sezione racconti -

Alessandra Nardelli, I A
La Terra del Mare


<<Che cos’è quella?>>
Mizu scorse qualcosa oltre le dune sabbiose. Il sole però mandava una luce accecante, così dovette coprirsi gli occhi con una mano.
<<Quello è il luogo in cui siamo diretti, Mizu. E’ la Terra del Mare.>>
<<Ma papà, io non vedo nessun mare! Qui intorno c’è solo sabbia e…>>
Suo padre la interruppe:<<Chiudi quella bocca e continua a camminare, invece di parlare, altrimenti ti disidraterai del tutto ancor prima di arrivare: abbiamo finito l’acqua, ricordi?>>
Mizu annuì obbediente e affrettò il passo, cercando di stabilizzarlo con quello del padre. Era stanca, ormai erano parecchie ore che camminavano senza sosta. La ragazza avrebbe tanto voluto saltare in groppa ad un cammello e correre veloce fino a quella strana città per bere un po’ d’acqua, dissetarsi, e sdraiarsi su un comodo letto a riposare. Le gambe le si facevano sempre più pesanti mano a mano che andava avanti a i suoi piedi affondavano nella sabbia. Dopo qualche tempo credeva di non averli più. Il paesaggio poi non cambiava mai. Sempre e solo sabbia, cumulata a formare montagne più o meno alte, sovrastata da un cielo azzurrissimo, senza alcuna nuvola. Tutto uguale.
“Siamo proprio sicuri che stiamo andando avanti?” si chiese.
Poi vide qualcosa di un colore bianco e lucente davanti ai suoi occhi. Erano le mura della città. Si avvicinarono al grande portone, bianco anch’esso, e suo padre bussò.
<<Chi va là?>> chiesero dall’altra parte.
<<Sono un amico della Vecchia Saggia. Mi ha chiesto aiuto e sono venuto qui per darglielo. Apriteci, per favore>>
La grande porta bianca si aprì, così Mizu e suo padre poterono entrare. Anche la città non era tanto diversa da quello che c’era fuori: pieno di palazzi bianchi, tutti simili tra di loro, ammassati qui e là senza un vero e proprio ordine. In giro non c’era nessuno, le strade erano deserte e piene di sabbia.
<<Papà, perché siamo venuti in questo posto?>> chiese Mizu.
<<Adesso lo vedrai.>>
Dopo aver camminato per qualche minuto giunsero davanti ad un palazzo, sempre di quel colore bianco, solo che questo era molto più grande di tutti gli altri e sembrava un castello. Il padre bussò alla porta, gli fecero la solita domanda e, dopo che ebbe dato la risposta, li fecero entrare. Dentro il palazzo c’era aria più fresca e la luce era più tenue, meno accecante di quella fuori. Dopo aver camminato ancora i due giunsero ad una grande sala, dove vi era un trono su cui sedeva un’anziana signora. Questa stava discutendo con delle persone, tutte poste attorno a lei:<<Basta, per oggi ne avete avuta abbastanza! Questo vi deve servire da lezione per quello che avete fatto! E adesso andate, che tanto non ve ne darò altra, neanche se mi pregherete in ginocchio! Sciò!>>
La folla svanì, con il massiccio intervento di due guardie grosse come degli armadi, e in poco tempo la sala fu svuotata. Il padre di Mizu si fece dinnanzi alla vecchia donna:<<Buon giorno, Vecchia Saggia.>>
<<Oh, Shito! Quanto tempo che non ti vedo! Come stai? Sei venuto qui per aiutarmi? E quella ragazza chi è?>>
<<Questa è mia figlia. Si chiama Mizu>>
<<Molto piacere, signora!>>
<<Che ragazzina adorabile! Ciao, Mizu, il piacere è tutto mio. Anche tu sei venuta qui per aiutarci?>>
<<Veramente ancora non le ho detto nulla di questa faccenda.>> fece Shio <<Appena ho saputo che ti serviva aiuto l’ho subito fatta alzare dal letto e ci siamo messi in cammino per venire qui>>
<<Bene, allora le spiegherò io tutto quanto. Hai visto, Mizu, quanta sabbia si trova da queste parti? Quella, fino a pochi anni fa’, era tutta sommersa d’ acqua. Qui c’era un enorme lago che veniva alimentato dai fiumi di tutto il mondo. Era un lago talmente grande che sembrava un mare.>>
<<Un mare?!>>
<<Sì! Ed era il mare più limpido e pulito di tutto il pianeta. Poi un giorno la gente ha voluto iniziare ad usare quell’acqua. Era il nostro bene più prezioso, la usavamo in qualsiasi maniera. Però arrivò il momento in cui finì. Gli uomini avevano iniziato a prosciugare i fiumi per costruire dighe e campi di irrigazione in modo eccessivo, così a noi non arrivava più. Ne era rimasta abbastanza per permettere a tutti noi di vivere, ma molti, anche qui, avevano continuato ad usarla senza parsimonia, non pensando a quello che sarebbe potuto accadere. E adesso… Ne è rimasta pochissima. C’è un pozzo poco lontano dalla città. Ci vado ogni mattina per prendere dell’acqua che poi do agli abitanti. Ci metto qualche ora, ma è importante che io lo faccia. Solo io posso prenderla, perché uno spirito, guardiano del pozzo, non si fida più degli altri uomini. Gli ho dato la mia parola di non sprecarla. Se anche gli altri si sforzassero a farlo, se si impegnassero almeno un po’, adesso non saremmo a questo punto e gli altri non sarebbero costretti ad elemosinare acqua qui tutti i giorni.>>
Mizu era rimasta ad ascoltare meravigliata le parole dell’anziana signora.
<<Perché gli altri non vogliono dare la loro parola?>> le chiese.
<<Molti lo hanno fatto, ma troppo pochi per poter permettere a tutti quanti di avere l’acqua.  Solo quando tutti avranno capito la sua importanza, lo spirito permetterà di prenderla dal pozzo.>>
La ragazza ripensò a quella frase per tutta la giornata: mentre visitava la città, mentre faceva conoscenza con gli abitanti della Terra del Mare, mentre le offrirono da mangiare a pranzo e a cena, e perfino a letto.
Lei e suo padre erano stati ospitati dalla Vecchia Saggia nel suo castello per la notte. Mizu aveva una bella camera tutta per sé. Si era avvolta nelle coperte e aveva continuato a pensare a quel problema. Possibile che non ci fosse una soluzione? Perché la gente continuava a far del male all’ambiente, senza rendersi conto che stava facendo del male anche a se stessa? Con questi pensieri si addormentò.
Mentre dormiva sognò. Stava camminando per le dune di sabbia in cerca di qualcosa. Ad un tratto vide il pozzo di cui le aveva parlato la Vecchia Saggia. Si avvicinò e si sporse per vedere l’acqua. Ad un tratto qualcosa di bagnato le sfiorò il viso. Mizu sobbalzò per lo spavento e cadde nel pozzo. Qualcosa di bagnato l’afferrò prima che cadesse nell’acqua e la riportò in superficie.
<<Tutto bene?>> le chiese una voce.
<<Sì, ma…>>
Mizu sobbalzò un’altra volta quando vide l’acqua prendere la forma di un uomo e farsi dinnanzi a lei.
<<Sei… Sei lo spirito che protegge l’acqua del pozzo?!>>
<<Sì>>
<<Vuoi qualcosa da me?! Guarda che io non spreco l’acqua come gli altri!!!>>
<<Non preoccuparti, non voglio farti del male. Ho bisogno del tuo aiuto.>>
<<Il mio aiuto?>>
<<Sì. So che sei stata tutto il giorno a pensare ad un modo per far tornare l’acqua. Credi di essere in grado di trovare una soluzione e di metterla in atto?>>
Mizu rimase a pensare. Non era sicura di poter esser capace di fare qualcosa di così grande. Un po’ titubante accettò di offrire aiuto allo spirito, anche se non aveva ben chiaro in mente che cosa fare.
Iniziò a girovagare per le dune finché non arrivò ad un villaggio. Lì le persone erano povere, non avevano acqua e molte morivano. Scappò via da quello spettacolo angosciante e ricominciò a vagare. Però sentiva il desiderio di voler aiutare quelle persone. Si chiese che cosa avrebbe potuto fare. Poi ripensò a quello che le aveva detto la Vecchia Saggia e così si diresse verso le grandi città. Vide il modo in cui la gente lì sprecava l’acqua: vi erano fontanelle per bere sempre aperte, anche quando non servivano, le persone in casa lasciavano scorrere l’acqua senza che nessuno la utilizzasse, ed altro. In seguitò camminò per le grandi campagne e vide campi irrigati talmente troppo che tutta quell’acqua in eccesso sarebbe bastata per farne una piscina. Indignata, Mizu decise di insegnare alle persone come usare l’acqua in modo migliore. La gente l’ascoltò ed in poco tempo riuscì a far scorrere di nuovo l’acqua in tutto il mondo. Così prese una barca e ritornò alla Terra del Mare. Adesso sembrava un mare vero, e rimase  ad ammirare quello spettacolo meraviglioso. Passò accanto al villaggio che aveva visto in precedenza: ora i visi dei suoi abitanti erano pieni di gioia, anziché scarni e pieni del dolore di prima.
Lo spirito la ringraziò per l’aiuto e in un attimo Mizu si ritrovò nel letto. Confusa, si guardò attorno. Che fosse stato un sogno? Andò a guardare fuori dalla finestra della sua camera. Era tutto coperto di sabbia. Sì, era stato solo un sogno. Ma quel sogno aveva lasciato il segno dentro di lei. Da quel giorno Mizu si decise a fare in modo che l’acqua fosse un bene di tutti. Lavorò duramente e riuscì a far sentire la sua voce a molte altre persone, che s’impegnarono a loro volta anch’esse, spargendo le parole e l’impegno di Mizu ancora più lontano.
Chissà se il sogno sarebbe mai diventato realtà, un giorno?

Il lavoro è stato seguito dalla Prof.ssa Maria Luana Belli

 


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