Le modificazioni ecologiche dovute alle attività umane dipendono dalla quantità di oggetti e manufatti utilizzati dagli esseri umani e dalla loro qualità.
A sua volta la quantità di beni materiali ottenuti dalla trasformazione delle risorse naturali in manufatti e la corrispondente quantità delle scorie dipende dal numero di individui esistenti sulla Terra.
Nello stesso tempo l'aumento dei beni materiali, il miglioramento delle condizioni di vita, la crescente disponibilità di cibo e di pratiche sanitarie, anche nella parte più povera del mondo, fa aumentare la popolazione umana e quindi la richiesta di beni materiali, la produzione di scorie e rifiuti, l'INQUINAMENTO, l'impoverimento delle RISERVE di risorse naturali.
In una spirale.
La popolazione umana ha raggiunto 1.000 milioni di persone intorno al 1820; 2.000 milioni intorno al 1920; 2.500 milioni nel 1950; 4.000 milioni nel 1975; 5.300 milioni di persone nel 1990. La soglia dei 6.000 milioni di persone sarà superata nel giugno del 1999.
La popolazione del 1999 si può considerare suddivisa in circa 1500 milioni che abitano i paesi industrializzati e in 4.500 milioni che abitano i paesi in via di sviluppo. Negli anni 90 la popolazione umana aumenta in ragione di circa 90 milioni di persone all'anno, e quasi tutto l'aumento è concentrato nei paesi in via di sviluppo.
Gli effetti negativi sull'ambiente naturale e sugli equilibri ecologici delle attivit° umane appaiono meglio se si considerano le somiglianze e le diversità fra fenomeni naturali e attivita'umane.
I processi umani di produzione agricola e industriale e di "consumo" (o uso) dei beni materiali (che per semplicità chiameremo "merci") si svolgono secondo le stesse regole che caratterizzano la circolazione di materie e di energia negli ecosistemi naturali.
Anche nel caso della produzione e del consumo delle merci la materia e l'energia vengono ricavate dalla natura, passano attraverso la produzione e arrivano al consumo; sia nella fase di produzione, sia in quella di uso delle merci si generano delle scorie e dei rifiuti che ritornano nei corpi riceventi naturali.
La principale diversità nel flusso di materia e di energia fra gli ecosistemi naturali e quelli artificiali umani consiste nella velocità con cui vengono asportate le risorse dalla natura e con cui i detriti vengono restituiti alla natura e nella qualità dei materiali che partecipano a tale flusso.
Come ordine di grandezza, il flusso dei materiali usati dagli esseri umani, e delle loro scorie, attraverso la tecnosfera --- l'universo degli oggetti "fabbricati" --- è di circa 40 x 1015 g/anno, un valore che si può confrontare, con preoccupazione, con la produttività primaria netta delle terre emerse che è, come prima ricordato, di 100 x 1015 g/anno.
Per tenere in moto il flusso delle materie prime, delle merci e delle scorie delle attività "economiche", vengono estratti rapidamente, da zone ristrette del pianeta, prodotti agricoli e forestali, minerali, combustibili fossili e vengono immesse nei corpi riceventi ambientali (mare, aria, suolo) grandi quantità di scorie.
L'immissione nell'atmosfera di circa 25 x 1015 g/anno di ANIDRIDE CARBONICA proveniente dalla combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio, GAS NATURALE) e dagli incendi delle foreste sta provocando un rapido aumento della concentrazione di tale gas nell'atmosfera, con possibili effetti climatici negativi "EFFETTO SERRA", dovuti al fatto che l'atmosfera trattiene una quantita' crescente della radiazione ricevuta ogni anno dal Sole.