Sommario della lettura effettuata in occasione della
conferenza “Coherence 2011”
tenutasi a Roma il 12 Febbraio 2011.
“La Sapienza”, casa dello studente.
From “Nothing has yet been lost in our Planet” to “The Earth Planet needs all of our help”.
Da “Niente è ancora perduto nel nostro Pianeta” a “Il Pianeta Terra ha bisogno di tutto il nostro aiuto”.
*Paolo Pasquinelli, biologo
*Laboratorio di Ricerca Sociale, Dip.to di Scienze Politiche e Sociali , Università di Pisa.
Questo lavoro ha lo scopo di riprendere il contributo scientifico (certificato da fonti bibliografiche) che scrissi in risposta ad una “chiamata al commento” effettuata nel 1997 dalla Rivista Nature (1) a proposito dell’articolo pubblicato di Robert Costanza et al.: “The value of the world’s ecosystem services and natural capital” (Il valore dei servizi per l’ECOSISTEMA Terra e il capitale naturale). Tale contributo, a cui detti il titolo “Nothing has yet been lost in our Planet” (Niente è ancora perduto nel nostro Pianeta) , fu scelto e classificato tra quel 41% dei “negative criticism” in virtù del fatto che proponevo un bioma ignorato da R. Costanza che avrebbe incrementato la loro stima calcolata relativamente al valore dell’ECOSISTEMA Pianeta e dei servizi per mantenere lo stesso welfare di allora. Tale stima, per una media da loro calcolata, corrispondeva a circa 33 trilioni di US$ annui; cifra questa equivalente a quasi tre volte il GNP degli Stati Uniti. Il bioma ignorato fu da me inserito nel loro “waste treatment” dove non era menzionato il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Tale mia critica, comportava un incremento di circa 20 volte il valore da loro stimato e lo portava, per quel bioma, da 2.27 a 45,4 trilioni di dollari per anno. Ciò dunque accadeva nel 1997. Il contributo scientifico che fornii allora, fu citato successivamente anche dalla rivista spagnola Pirineos (2).
La revisione attuale (11 Feb.2011) di quel contributo è dovuta ad una mia recente rilettura che ha avuto il solo significato di proseguire nella stima, seppur approssimata, di quelle valutazioni con l’aggiunta di altre significative osservazioni sul valore dei costi per il mantenimento dello stato attuale del Pianeta e del suo welfare.
Così scrivo: (…Se il mantenimento dei servizi al Pianeta é considerato da tutti un’esigenza non rimandabile, allora il titolo che detti con il mio modesto contributo cioè “Nothing has yet been lost in our Planet” può essere considerato ancora efficace o é anch’esso da rivedersi? Quattordici anni fa poteva essere inteso come un auspicio traslato in una frase di forte ottimismo se tutto si poteva risolvere con l’impegno monetario associato al cambiamento culturale dei popoli e di chi li guidava. Oggi, a mio parere, dovrei cambiarlo in “The Earth Planet needs all of our help” ovvero “il Pianeta Terra ha bisogno di tutto il nostro aiuto”…).
Andando al “core” della questione considero che molti dei biomi valutati allora da R. Costanza debbano essere reinterpretati, per cui i costi di mantenimento ne ampliano il dato precedentemente stimato (senza considerare la perdita del valore d’acquisto della moneta).
Una stima di questi aggiustamenti mi ha condotto a pormi su una base rivalutativa di US$ 181 trilioni medio per anno (vedasi slides) versus il precedente loro stimato US$ 33 trilioni medio per anno riferito alla globalità del Pianeta Terra qualora si voglia preservarlo da ulteriori danneggiamenti pur mantenendo lo stesso global-welfare attuale.
Addurrei, a conferma di quanto sopra esposto, alcune motivazioni da me ritenute valide, oggi nel 2011:
a) Gli impianti nucleari si avviano all’obsolescenza e necessariamente dovranno essere dismessi o riconvertiti;
b) Il costo sociale della costruzione di nuovi reattori, anche in relazione all’accettazione o meno dei siti da parte della popolazione, del trattamento e messa a dimora in sicurezza delle scorie, così come per la decontaminazione e bonifica conseguenti a eventuali incidenti nucleari, sarà elevatissimo;
c) l’aumento dei rifiuti convenzionali e la loro trasformazione, che non era allora stato previsto, assumerà dei costi importanti;
d) le catastrofi ambientali sia naturali (cicloni, alluvioni, terremoti etc.) sia quelle prodotte dall’industria petrolifera e chimica hanno ridotto le potenzialità di autorecupero del Pianeta e prodotto la scomparsa di molte delle biodiversità allora presenti;
e) il global warming investe il Pianeta mettendo a rischio la sua configurazione attuale;
f) il consumo del territorio sta portando ad una diminuizione delle aree agricole a vantaggio di quelle urbane e industriali.
Alcune di queste motivazioni possono portare ad un “fuori controllo” sia dal punto di vista dei costi delle tecnologie e delle sicurezze da rivedere sia del valore del mantenimento del welfare.
Se é chiaro che tali aspetti non possono essere ignorati è tuttavia utile che questi vengano indicati e discussi dalla comunità scientifica internazionale allo scopo di ritardarne il più possibile gli effetti, considerando che il denaro da solo non può risolvere problemi di questa portata.
L’articolo, potrà essere sviluppato successivamente trattando anche le visioni minimaliste e massimaliste dell’approccio sulla valutazione del bisogno energetico.
Paolo Pasquinelli paolopasquinelli@alice.it
11 Feb. 2011
A completamento seguono:
-riferimento storicizzato del contributo scientifico scritto nel 1997.
-slides in formato pdf che illustrano il contenuto della presentazione discussa a Roma durante la conferenza “Coherence 2011”
Bibliografia citata:
1) Nature, 387: 253-260. COSTANZA, R., ARGE, R., et al. (1997): “The value of the world's ecosystem services and natural capital.”
2) Pirineos, 149-150: 145 a 152, JACA; 1997. TEMA PARA DEBATE. ON THE USEFULNESS OF ECOSYSTEM. SERVICES EVALUATIONS. J. A. BELMONTES, A. LÓPEZ-PINTOR.