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Protezione del Suolo - Fabio Gea -

Rughe, cicatrici, impoverimento e disidratazione sono le parole che il tempo scrive toccando la pelle umana. In modo non molto diverso, gli stessi segni si leggono sulla superficie della Terra.

Anche se non è possibile tagliare il filo degli anni, fermare il loro scorrere e i loro effetti, non si può trascurare che la salute della Terra dipende dal rispetto e dalla cura di cui siamo capaci, ma dalla pelle del nostro pianeta dipende la nostra.

Il suolo è definito dalla Soil Taxonomy americana come: “L’insieme dei corpi naturali esistenti sulla superficie terrestre contenente materia vivente e che sostiene o è capace di sostenere all’esterno piante. Il suo limite superiore è rappresentato dall’acqua poco profonda. Ai margini esso passa gradualmente alle acque profonde o alle aree sterili costituite da roccia o da ghiaccio. Il suolo comprende gli orizzonti vicini alla superficie che differiscono dal materiale roccioso sottostante come risultato di interazioni, attraverso il tempo, tra il clima, gli organismi viventi, i substrati pedogenetici e il rilievo. Il suolo passa per gradi, con il suo margine inferiore, alla roccia compatta o ai materiali terrosi virtualmente privi di radici, di animali e di altri segni di attività biologica. Perciò il limite inferiore del suolo è normalmente il limite inferiore dell’attività biologica che generalmente coincide con la comune profondità di attecchimento radicale delle piante spontanee perenni”.

Trattenendo strette e dirette relazioni con quasi tutti gli elementi naturali, la “pelle viva della terra” costituisce un sistema complesso non solamente per la sua caratterizzazione geografica, come traspare dalla definizione, ma ancor più per quanto riguarda la sua natura ed evoluzione.

Diversi tipi di suoli nascono da molteplici processi chimici, fisici e biologici derivanti dall’interazione tra le rocce e gli agenti atmosferici terresti.

Di qui l’esistenza di suoli con caratteristiche diverse in funzione del tipo di roccia madre, della  fisiografia, del clima, della vegetazione, degli animali e dell’intervento o meno dell’uomo.

E su quest’ultimo punto gravano oggi i più allarmanti rischi in termini di conservazione. Attualmente la terra copre circa 1/16 della superficie del pianeta, ma fenomeni di deterioramento del suolo connessi all’antropizzazione sono continuamente in aumento e prevalgono sui fenomeni naturali, ad esempio il tasso di erosione provocato dagli interventi dell’uomo è 10-15 volte superiore a quello naturale (European Environment Agency, “Environment in the European Union at the turn of the century”, 1999).

La risorsa indispensabile
“Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli animali e dell’uomo sulla superficie della terra,... è una risorsa limitata che si distrugge facilmente” (dalla Carta Europea del Suolo, Consiglio d’Europa, 1972).

 

È ormai da tempo che si è compresa la valenza di tale risorsa come vitale e in larga misura non rinnovabile, sempre più sottoposta a crescenti pressioni.

Il suolo va considerato, alla stregua delle altre risorse, come finito e non rinnovabile, nel senso che i fenomeni di rigenerazione del suolo sono lentissimi: nei climi umidi si stima che siano necessari in media 500 anni per la formazione di 2,5 centimetri di suolo (The Tutzing Project, “Time Ecology”, 1998).

L’importanza della protezione del suolo è riconosciuta a livello internazionale e dall’Unione Europea (Ue), la cui Commissione risulta sempre più attenta negli ultimi anni a riconoscere le molteplici funzionalità della risorsa suolo e ai risvolti di queste nei vari ambiti dello sviluppo: “Tale strato assicura una serie di funzioni chiave, a livello ambientale, sociale ed economico, indispensabili per la vita. Agricoltura e silvicoltura dipendono dal suolo per l’apporto di acqua e nutrienti e per l’innesto delle radici.

Il suolo svolge inoltre un ruolo centrale per la protezione dell’acqua e lo scambio di gas con l’atmosfera, grazie a funzioni di magazzinaggio, filtraggio, tampone e trasformazione. È anche un habitat e un pool genico, un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e una fonte di materie prime”.

Tratto dalla rivista INQUINAMENTO, Dicembre 2006